Bonus barriere architettoniche 75% verso lo stop? La nuova proposta accende la manovra 2026

Bonus barriere architettoniche 75% verso lo stop? La nuova proposta accende la manovra 2026

Marco Bianchi

Novembre 27, 2025

Nei portoni di molti palazzi resta il gradino che blocca una carrozzina. In corridoio c’è chi rinuncia a una modifica perché non è sicuro di recuperare la spesa e chi invece ha già trasformato l’ingresso con una rampa o una pedana. Al centro del dibattito politico legato alla manovra 2026 c’è proprio questo: la possibile proroga di uno strumento fiscale che ha consentito negli ultimi anni interventi concreti per rendere gli edifici più accessibili. Le decisioni che arriveranno dal Parlamento potrebbero decidere se quel gradino rimarrà o se molte famiglie e condomini potranno ancora contare sul supporto economico per eliminare le barriere fisiche.

Perché il bonus è considerato cruciale

Il bonus barriere architettoniche al 75% è una detrazione Irpef pensata per opere che migliorano la mobilità all’interno di immobili già realizzati. Non interessa le nuove costruzioni: il focus è sugli adeguamenti di case e condomini che necessitano di interventi strutturali per essere più fruibili da persone con ridotta capacità motoria o disabilità. Il vantaggio si traduce in una riduzione diretta delle imposte dovute, ma non in un rimborso: la detrazione si sottrae dall’imposta lorda e non può generare credito se le imposte sono inferiori all’importo spettante.

La misura ha avuto un impatto misurabile in molte città italiane, dove rampe e piattaforme elevatrici hanno cambiato la vita di chi abita al secondo o terzo piano. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio questo: la detrazione non sostiene spese ordinarie ma interventi che incidono sulla struttura e sull’accessibilità reale dell’edificio. Lo raccontano i tecnici del settore, che vedono crescere le richieste di adeguamento soprattutto nelle aree più vecchie dei centri urbani.

Per chi pianifica i lavori conviene valutare la natura della spesa, perché la norma circoscrive il campo di applicazione. La detrazione rimane uno strumento operativo per famiglie e amministratori condominiali, ma la sua efficacia dipende anche da come vengono programmate le opere e dai limiti finanziari imposti dal regolamento.

Quali lavori sono finanziabili e come vanno pagati

La disciplina individua con chiarezza gli interventi ammessi: rientrano quelli che rimuovono ostacoli fisici sui percorsi interni ed esterni dell’edificio. Si parla di installazione o sostituzione di scale pensate per facilitare il passaggio, realizzazione o adeguamento di rampe, montaggio di ascensori, inserimento di servoscala e posa di piattaforme elevatrici. Restano esclusi interventi che migliorano l’accessibilità in modo indiretto ma non ricadono nelle categorie strutturali previste dalla norma.

Per ottenere il beneficio non basta eseguire i lavori: è obbligatorio seguire una procedura di pagamento tracciabile. La legge richiede il bonifico parlante, con l’indicazione del codice fiscale del beneficiario, la causale che identifica l’intervento e i dati fiscali dell’impresa o del professionista esecutore. Pagamenti con carta, assegno o altri strumenti non garantiscono la tracciabilità richiesta e possono far perdere il diritto alla detrazione. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è spesso proprio la sottovalutazione della documentazione richiesta, elemento che può bloccare la pratica in fase di dichiarazione.

Lo svolgimento corretto delle pratiche amministrative è tanto importante quanto la scelta tecnica dell’intervento. Amministratori condominiali e professionisti ricordano che non sempre basta una fattura: serve una catena documentale che dimostri la corrispondenza tra spesa e agevolazione.

Bonus barriere architettoniche 75% verso lo stop? La nuova proposta accende la manovra 2026
Moderni ascensori interni, essenziali per superare le barriere architettoniche e per l’accessibilità negli edifici. – hotellagriglia.it

Scadenze, limiti di spesa e lo spiraglio nella manovra 2026

La misura è attualmente operativa per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2025, con modalità di ripartizione della detrazione che variano in base all’anno di pagamento. Le spese effettuate fino al 31 dicembre 2023 vengono ripartite in cinque quote annuali uguali; quelle sostenute dal 1° gennaio 2024 si diluiscono invece in dieci quote. Questo allungamento incide sulla velocità del recupero fiscale, ma permette un risparmio distribuito nel tempo.

I tetti di spesa sono chiaramente indicati: 50.000 euro per edifici unifamiliari o unità immobiliari indipendenti, 40.000 euro moltiplicati per il numero delle unità per edifici da due a otto unità, e 30.000 euro moltiplicati per il numero delle unità per edifici con più di otto unità. Per fruire del bonus gli interventi devono rispettare i requisiti tecnici contenuti nel decreto ministeriale n. 236 del 14 giugno 1989, che definisce le prescrizioni per accessibilità e visitabilità.

Nella prima versione della manovra per il 2026 non era prevista alcuna proroga, ma durante l’esame parlamentare è emerso un emendamento che propone di estendere la validità alle spese effettuate nel 2026 e fino al 31 dicembre 2028. Se confermato, l’emendamento concederebbe un ulteriore triennio di operatività, offrendo continuità a uno strumento apprezzato da cittadini, tecnici e associazioni che si occupano di accessibilità. Un fenomeno che in molti notano solo nelle scale condominiali è proprio l’effetto sociale: interventi limitati possono ridisegnare l’uso quotidiano degli spazi e abbattere l’isolamento di chi ha difficoltà motorie.

In diverse province italiane amministratori e famiglie tengono d’occhio l’evoluzione della legge di bilancio, perché la conferma o meno della proroga avrà effetti concreti sui cantieri già programmati e su chi attende un segnale per avviare i lavori.

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