Calamarata come la mangiano a Napoli: i passaggi segreti e i passi falsi che la rovinano

Calamarata come la mangiano a Napoli: i passaggi segreti e i passi falsi che la rovinano

Marco Bianchi

Novembre 27, 2025

Nel fermento di una cucina partenopea, la calamarata non è solo un piatto: è un esercizio di tempi e misure. Si sente il profumo dell’aglio che soffrigge, si vedono gli anelli scuri dei calamari che tornano al fuoco appena cotti, e la pasta dalla forma insolita prende il sugo con una semplicità che tradisce la tecnica necessaria. In molte case italiane questo primo compare nelle cene con amici e nelle tavole dei ristoranti: è immediato, ma basta un dettaglio fuori posto perché il piatto perda carattere.

La storia gastronomica la collega chiaramente alla Campania, dove il formato di pasta che imita gli anelli dei molluschi ha preso il nome di calamarata. Il gioco tra la morbidezza del calamari e la tenuta della pasta è il fulcro: non è questione di ingredienti rari, ma di ritmo in cucina. Chi osserva i cuochi di zona nota subito come il controllo del fuoco e dei tempi sia centrale; un dettaglio che molti sottovalutano quando provano la ricetta a casa.

La ricetta classica passo dopo passo

Per una preparazione tradizionale servono pochi elementi riconoscibili: calamari freschi, pomodoro (pelati o passata), olio evo, aglio, prezzemolo, sale e pepe. Inizia dalla pulizia dei molluschi: separa il corpo dalle ali e dalla sacca, elimina la pelle esterna e taglia il corpo a rondelle spesse. Scalda una padella larga, aggiungi olio e uno spicchio d’aglio schiacciato; fai prendere colore senza bruciare, poi unisci i calamari e salta per pochissimi minuti. L’obiettivo è mantenere una consistenza succosa, non gomma.

Aggiungi il sugo di pomodoro e lascia sobbollire a fiamma bassa il tempo necessario a insaporire i calamari. Nel frattempo porta a bollore l’acqua della pasta, salala solo quando bolle forte per evitare che la pasta perda struttura; cuoci la calamarata al punto giusto, meglio leggermente più dura se prevedi di saltarla in padella. Conserva sempre un po’ di acqua di cottura: è l’elemento che lega il formato ai molluschi quando finisci la mantecatura.

Una volta scolata, passa la pasta nella padella con il sugo, aggiungi qualche cucchiaio di acqua di cottura e mescola energicamente a fuoco vivo per amalgamare. Completa con prezzemolo tritato e una macinata di pepe. Un aspetto che sfugge a chi vive in città: il controllo dell’umore del sugo cambia il risultato finale.

Calamarata come la mangiano a Napoli: i passaggi segreti e i passi falsi che la rovinano
Calamari, patate e peperoncino creano un piatto unico, con l’immancabile tocco partenopeo che promette un’esplosione di sapori. – hotellagriglia.it

Gli errori più comuni e le varianti da conoscere

Tra gli sbagli ricorrenti, il primo è cuocere troppo i calamari. La proteina si irrigidisce con facilità: pochi minuti a fiamma alta sono sufficienti prima che entrino nel sugo. Un secondo errore è salare l’acqua o il sugo in anticipo con leggerezza: il sapore si concentra durante la riduzione, per questo conviene correggere a fine cottura. Evitare di buttare la pasta in sughi troppo liquidi è un altro punto: senza la giusta riduzione l’anello di pasta non si legherà al condimento.

Un altro scivolone comune è pensare che più ingredienti siano sinonimo di qualità. La versione classica punta sull’equilibrio tra calamari e sugo; aggiungere troppi elementi rischia di sovraccaricare il piatto. Se invece preferite varianti più ricche, esistono opzioni tradizionali: in alcune ricette si aggiungono i frutti di mare, mentre in Sicilia viene proposta anche la combinazione con le melanzane fritte. Un dettaglio che molti sottovalutano è la temperatura del forno se si decide per la cottura finale: per i cartocci monoporzione si consiglia il forno a 180° per circa 10 minuti, giusto il tempo di asciugare e gratinare leggermente senza seccare il condimento.

Infine, il taglio dei calamari conta: rondelle regolari garantiscono una cottura uniforme e una presentazione coerente. Chi cucina questo primo dopo aver seguito qualche trucco dei ristoranti locali nota subito la differenza: non solo sul piatto, ma nella sensazione di un primo mareggiante che resta equilibrato nella memoria di chi lo assaggia.

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